Di Silvia Volpato
AL 36 maggio 1999

15 anni di Hip Hop, e non è uno scherzo, soprattutto se pensate che dj Enzo non è mai stato fermo un istante. La storia inizia sulla strada, dove Enzo è cresciuto, figlio di immigrati, lui come tanti, con la schiena sul cemento, per imparare a fare un mulino, con le dita qualche volta sporche di vernice, con il cuore alla musica… chi lo conosce sa che, ancora oggi, ad Enzo basta vedere una qualsiasi di queste cose per essere felice,  ma felice sul serio. La storia continua con due piatti, un mixer e una montagna di vinili, di quelli che piano piano ti tappezzano le pareti, che ti fanno stare bene solo a guardarli… poi arriva un Akai 950, uno di quegli aggeggi che, inspiegabilmente, ti cambiano la vita e diventano il fulcro della tua casa, della tua esistenza. Poi c’è tutto quello che già sapete, Il Comitato, Chief E Soci, Tutti Per Uno… tante jam, tante serate nei club, tanti concerti… ora, nella vita di Enzo è entrato ufficialmente anche un microfono, perché Enzo vuole dire a tutti che si sente in un ‘mondo parallelo’, e che forse è il momento di sfondare la barriera che separa i due mondi… 

“Ci sono delle volte in cui uno avrebbe da dire tante cose ma poi allo stesso tempo non ti viene da dire un ca**o. In questo momento… vedendo com’è la situazione…”

– Cosa intendi per ‘situazione’?

“Intendo tutto in generale, il problema non è solo la scena italiana, va oltre, parte dalle etichette, dai discografici, dalla gente che compra i dischi, dai prezzi dei dischi e da un sacco di altre cose. È diventato tutto troppo settoriale, ci sono i soliti che si parlano tra di loro, che si fanno i dischi tra di loro, che smazzano tra di loro. È tutto chiuso. Parlo degli italiani in generale perché per me l’Hip Hop qui è una cosa così piccola che c’è davvero poco da dire… ci sono due o tre gruppi che vendono… ma ragazzi vi rendete conto? Il problema è che quando uno fa musica lo fa per tutti, non per le 10 persone che conosce, se no che ca**o si fanno i dischi a fare. Ma guarda, farei un NO COMMENT di quattro pagine su sta roba.”

– È un argomento che ti disturba? Credi che sia sterile parlare di queste cose?

“No, guarda, quello che davvero mi disturba è che in Italia si tende sempre a dare lo stesso prodotto alla gente, nessuno si azzarda ad uscire da certi binari perché comunque vieni schiacciato in partenza. Io ho provato a proporre delle cose nuove agli addetti ai lavori, quello che ti dicono sempre è ‘il pezzo che in questo momento sta vendendo ha il ritornello cantato così, quindi devi fare il ritornello cantato così’. Ma come fate a sapere che la mia roba non va se non gli fate prima una promozione, se non la spingete un po’!”

– Quindi si decide per le auto produzioni…

“E no, qui sta il bello, anche la gente che in questo modo potrebbe azzardare delle cose nuove non lo fa perché, nel suo piccolo, anche all’interno dell’Hip Hop dello smazzo underground si è creata una roba per cui devi comunque rispondere a determinati canoni che ti sono imposti… è assurdo.”

– Quindi trovi che le auto produzioni che escono adesso viaggino tutte un po’ sullo stesso binario? 

“Mah… trovo in fondo che ci sia delle gente che ha davvero talento, ma molto spesso lavorano con materiale marcissimo, senti delle robe che non suonano, che non ti danno niente… magari si capisce che nel campione c’è una bella idea, però è tutto lavorato male. La qualità è una cosa fondamentale, che poi mica ci vuole uno studio da un miliardo. E poi la cosa che manca è proprio il contenuto… boh, sarà un mio pensiero, ma secondo me nessuno dice roba interessante.”

– E’ uno dei motivi che ti ha spinto a prendere in mano il microfono questa volta?

“No, non è che sono Berlusconi che dice ‘adesso scendo in campo io’ no, c’è della gente che mi spacca il culo a rappare e ne sono cosciente, io non sono un mc. Io avevo delle cose da dire e le ho messe giù in rima perché ero stufo di dirmele allo specchio da solo, voglio che la gente lo sappia. E’ una cosa mia personale.”

– Ti aspetti qualche reazione particolare da parte del pubblico che ti sentirà rappare sul serio per la prima volta?

“No, ho solo cercato di pensare a quali situazioni potevo descrivere per fare in modo che la gente ci si potesse identificare. Io penso che i ragazzi che hanno vissuto la mia stessa situazione di immigrato, venuto da Napoli, che ha lasciato la scuola presto per lavorare, siano tanti. L’ho fatto perché vorrei far vedere loro, che magari ora stanno all’angolo di una strada a spacciare che ci sono anche altre vie e allo stesso tempo per far capire a chi invece vive una situazione più agiata che esiste anche un’altra realtà che va conosciuta e non giudicata.”

– Senti, mi stavo rileggendo l’intervista che hai rilasciato ad AL un anno e mezzo fa ed è chiaro che per te sono cambiate un sacco di cose da allora, non solo a livello professionale. Qual è lo stato d’animo di Enzo come persona e come professionista adesso?

“Ho scoperto delle cose in me che non sapevo di avere, ma io dentro sono sempre un po’ deluso, e ribadisco che non parlo solo di Hip Hop perché io, ca**o, non vivo solo tra la gente che fa Hip Hop, vivo anche in un ca**o di Paese dove la maggior parte della gente di ‘sta roba non ne sa e non ne capisce. Vivo in un mondo parallelo e non posso dimenticare che c’è un’altra situazione che mi circonda. La gente non ha ancora ben capito la via di mezzo tra queste due cose. Noi si scazza tra ‘underground’ e ‘commerciale’ e fuori la gente ci piglia per minchioni… boh. Io forse sono uno tra i pochi che crede alla via di mezzo come soluzione… faccio un appello a quelli che la pensano come me: troviamoci e facciamo qualcosa insieme, io ci credo.”

– Tu in queste cose hai il polso della situazione anche perché hai suonato per un sacco di anni nei locali frequentati non solo da b-boy, non ti sei mai chiuso esclusivamente nella realtà delle jam. In questo senso sei sicuramente una delle persone che hanno più esperienza in assoluto in Italia e credo che questo sia un argomento importantissimo. Come la vedi l’eterna lotta tra i club e la musica Hip Hop nel nostro Paese?

“E’ un po’ la stessa menata che fare un disco, il gestore del locale se ne frega di che musica suoni, vuole la sua pista bella piena. Il discorso è giusto, in parte. Vedi che torniamo sempre alla ‘via di mezzo’ che ti dicevo prima? Ok, io ti metto Faith Evans, Puff Daddy, perché devo accontentare tutti, però poi gli piazzo dentro anche il pezzo underground in modo che la gente si abitui a sentire anche un altro sound. La gente va educata piano piano, è l’unico modo, il problema è che non ti lasciano fare neanche questo. Non c’è mai stata una volta che a fine serata non mi venissero a dire che ero stato troppo pesante. Ti dirò di più, prima era più facile, adesso la gente è abituata a ballare solo quello che vede nei video… basta che metti solo un disco, per quanto bello, che loro non conoscono e… puf… spariscono. Scusatemi se io DMX l’ho suonato per un mese di fila prima che uscisse perché lo avevo in promo e non me lo ha ballato nessuno… è uscito il video, lui tutto bello stiloso, e adesso basta che la gente senta la voce di DMX per mettersi a urlare. Mi sono rotto i co****ni di ‘sta cosa, adesso sono fermo perché ho dovuto lavorare all’album, ma riprenderò a suonare solo se troverò una situazione giusta. Comunque suonare mi piace di brutto e per me qualsiasi mezzo che serva a divulgare la cultura Hip Hop è importantissimo e far ballare la gente nei club è una cosa fondamentale. Ciso, lo voglio nominare, secondo me è un bravissimo dj, sa tenere le serate da paura, tecnicamente c’è gente anche più brava di lui, ma magari non sono capaci di tenere una pista. Ma provate un po’ voi a suonare nello stesso posto per anni di fila. Ciso ha permesso ad un sacco di gente di scoprire l’Hip Hop. Io sto cercando i miei canali per poter divulgare questa cosa, spero di trovare anche un’altra radio che mi permetta di fare un programma. Ma a me piace tutto quello che riguarda l’Hip Hop, ogni tanto mi piace anche breakkare, mi spacco un po’ le ossa perché non mi alleno… mi piacerebbe ancora andare a fare i treni, non è che sia mai stato bravo a dipingere però andavo a riempire i pezzi di writer miei amici. Adesso non me la sento più perché sai, ho una figlia e devo pensare a lei, non posso permettermi di beccarmi qualche denuncia, però ogni tanto mi mancano quelle emozioni lì, il competere con gli altri… “

– Tu come la senti oggi la competizione?

“La competizione una volta mi piaceva, oggi non esiste, oggi si è trasformata in odio, puro odio… e l’odio ti fa perdere l’obiettività.”

– Nell’intervista per “In Studio” avevi detto che non hai più una cricca… so che molte delle delusioni che hai nei confronti delle persone ti sono arrivate a causa di “Tutti Per Uno”. Ti va di raccontare come sono andate le cose?

“Sì, vai tranquilla, non ho problemi a dire come stanno le cose: i miei amici, i miei amici… hai capito, o almeno io pensavo che fossero i miei amici… voglio dire, ne abbiamo fatte di cose insieme, sono stato anche a mangiare e a dormire a casa di qualcuno di questi, e loro da me… beh, questi dopo che io ho deciso di far partecipare la Spaghetti Funk all’album hanno smesso di far squillare il mio telefono, hanno preso a guardarmi male e a trattarmi diversamente. I nomi non li voglio fare perché questa cosa mi dispiace troppo, dj Enzo è sempre rimasto dj Enzo, dal tempo del Comitato ad oggi. E’ vero che “Tutti Per Uno” è stato realizzato diversamente da come io avrei voluto, c’erano troppi filtri, ma io non sono mai cambiato. Io ho semplicemente cercato di fare un progetto che coinvolgesse tutta la gente che conoscevo e l’ho chiesto a tutti, l’ho chiesto a tutti: Neffa, i Colle, Kaos, Sean, l’Area Cronica… quasi tutti hanno accettato, poi quando hanno saputo che ci sarebbero stati anche gli Articolo 31, molti si sono ritirati.

Ma questo può anche essere legittimo, ognuno fa quello che crede, quello che mi ha fatto male è che mi è stato detto che io non facevo la compilation per unire la scena, ma per business. Allora… adesso è passato un anno e mezzo e vorrei rispondere a queste persone… ditemi voi come mai io non sono oggi nella Spaghetti Funk, come mai ho chiuso il contratto con la BMG, come mai non ho fatto la seconda parte di “Tutti Per Uno”? Ve lo dico io; perché quello era un tentativo di unire la scena e sono rimasto deluso da tutte le polemiche che sono state fatte contro di me. Mica ho problemi a dire che io ci voglio guadagnare da vivere con l’Hip Hop, ma è quello che tutti ci auguriamo di riuscire a fare… vivere con la nostra arte, ma questo non vuol dire che ho usato quel principio per il mio album. Io e Ax siamo sempre stati amici, è per questo che li ho voluti, se in futuro avrò la possibilità e la voglia di lavorare con loro lo farò sicuramente e non mi interessa quello che penserà la scena. Per me non esiste il ‘commerciale’, per me esiste il bello e il brutto, a prescindere da tutto il resto.”

– Ritorniamo al discorso della ‘via di mezzo’…

“Sì ca**o, potremmo fare tutta l’intervista su questa via di mezzo. Il discorso è che io sono nato nell’underground, io ammiro l’underground e non mi dimentico mai cos’è l’undergound e continuo a fare roba che è underground perché è una roba che mi sento dentro, però sono aperto anche a tutte le altre cose. A me piacciono le lasagne, ma se tu mi dici ‘Enzo, guarda che anche la cucina cinese è buona’, ok, io la assaggio, ma mi continuano a piacere le lasagne, prendo atto che esistono altri sapori, assaggio anche tutto il menu, ma poi tornerò sempre dalle lasagne. Io ho preso atto che non esiste solo l’underground, c’è gente che si rifiuta di riconoscerlo. La via di mezzo è proprio il punto principale di tutto il discorso, il punto in cui nessuno si è mai preso la briga di arrivare.”

– E’ quello che tu hai tentato quindi di fare con “Mondi Paralleli”?

“Decisamente. Ho cercato di avvicinare le cose, di avvicinare i due mondi… ci ho provato, ora vediamo cosa succede… ma io continuerò sempre a fare.”

– Hai in programma di produrre qualcuno?

“Di brutto, c’è qui Doppia K che già ha lavorato con me e vorrei fare uscire il suo album… mi piacerebbe anche lavorare con artisti italiani che non fanno Hip Hop.”

– Ad esempio?

“Ad esempio mi piacerebbe lavorare con gli Almamegretta. Ho conosiuto Raiss e mi sono trovato benissimo con lui. Comunque lo farei nel rispetto dei canoni dell’Hip Hop. Tiro in ballo sempre il mostro sacro Dj Premiere, ad esempio il remix che ha fatto lui per Janet Jackson è bellissimo perché ha tenuto l’atmosfera del pezzo con i suoni che appartengono all’Hip Hop… o anche N’Dea Davenport con Guru… mi****a, quelli sono i crossover stilosi che bisognerebbe fare perché queste sono le cose che possono raggiungere la gente che ancora non ha capito cos’è l’Hip Hop, così si abituano alle sonorità, poi quando sentono gli snare di DMX o dei Mobb Depp almeno ce l’hanno già nelle orecchie e piano piano, è una roba molto lenta, però piano piano si avvicinano ad accettare anche la roba più pesa. Ci sono dei meccanismi che regolano il gusto della gente, se uno non nasce con questa roba dentro lo si può abituare, perché comunque è giusto che anche in Italia l’Hip Hop abbia una sua posizione riconosciuta come tutti gli altri generi musicali.”

– Quali sono le persone che sono vicine a dj Enzo adesso?

“Sicuramente Doppia e Bolla, che sono i miei amici… poi… vabbeh, questa la posso dire… il fantasma che c’ho in casa.”

– Fantasma? Ti prego, parliamone…

“Giuro… ho un fantasma in casa. Doppia dice che ogni tanto mi entra nel campionatore e mi dà delle dritte… no, scherzi a parte non te lo so spiegare, che ca**o ne so, sento una presenza, è una questione di sensazioni… non mi chiedere di più perché non lo so spiegare… comunque ho un fantasma in casa. Tornando con i piedi per terra vorrei parlare di Doppia perché in questo album ha praticamente fatto tutto con me. Lui è una persona che mi sta vicino da un tot… che poi vedi, non riesco a differenziare l’Hip Hop dalla mia vita con le persone, noi siamo dentro sta roba insieme, altrimenti non saremmo così legati.”

– Tu in Italia hai lavorato con tanta gente e sei passato tra situazioni e persone molto diverse…

“Eh sì… ma io sono ancora in rapporti con quasi tutti, mi sento con tutti, con qualcuno di più, con altri meno… soprattutto dopo le storie di “Tutti per Uno”, va così.”

– C’è qualcuno che ti senti di definire come una persona che ti ha realmente arricchito, che ti ha insegnato qualcosa?

“Guarda… io ho imparato facendo esperienza da solo, da b-boy per le strade e quella è una roba che… lo sai, si impara solo così… però poi nel corso della mia vita nell’Hip Hop… sì. Ci sono le persone che mi hanno insegnato, che sono state importanti. Next One è uno di questi, recentemente abbiamo avuto dei disguidi, ma io non posso dimenticare che lui mi ha aiutato, mi ha dato delle belle dritte… poi purtroppo ci sono delle cose nella vita che portano alla discordia, può capitare, ma mi dispiace, mi dispiace che succedano queste cose… mi dispiace troppo. Anche Gruff mi ha insegnato parecchie cose, ci siamo frequentati per un periodo, facevamo lo scratch insieme. Il resto l’ho imparato da solo… Next è stato la persona più importante anche perché con lui sono andato a New York, sono andato da Crazy Legs e lui mi ha introdotto a tutte quelle persone. A prescindere da come stanno le cose ora, io non mi dimentico di niente. Poi c’è Ciso che mi ha insegnato come tenere una serata… Ciso è una gran persona, non solo un bravo dj.” 

– Allora possiamo parlare un po’ con Doppia K adesso, vogliamo raccontare un po’ la tua storia Doppia?

Doppia K: “Io ho avuto il primo contatto con l’Hip Hop nel ‘92/’93, non come mc ma come writer e mi sono avvicinato senza sapere altro. Poi ho cominciato a comperare i primi dischi… all’inizio era tutto da scoprire, sai io sono di Bergamo e non è come stare a Milano che già ai tempi c’era una situazione sviluppata.”

– Quanti anni hai?

Doppia K: “Ho 21 anni. Per questo mi sono avvicinato all’Hip Hop in modo diverso da Enzo… quando ho iniziato io era tutto… il termine giusto è ‘avvelenato’, era tutto già avvelenato, filtrato, con troppi conflitti.

Ho inciso qualche demo, senza pensare che sarebbe diventato qualcosa di più. Ho avuto esperienza con diverse persone di Bergamo, ma la svolta è arrivata quando ho conosciuto Enzo, circa tre anni fa. Tantissime cose che io non vedevo e non sapevo le ho conosciute tramite lui. Poi mi è venuto tutto naturale, è una cosa che mi piace, la faccio ma non mi sento ancora un mc, più lo faccio più mi rendo conto che ho da imparare…”

Enzo: “Adesso sembra che facciamo gli umili apposta, ma il termine ‘mc’ è una definizione veramente grossa da dare a qualcuno. Un mc è uno che intrattiene la gente. Ti ricordi Doug E. Fresh al Palladium? Mi****a, quello ha fatto vedere a tutti cos’è un mc e la differenza tra un mc e un rapper. Non aggiungo altro.”

– Il problema, come dicevi anche tu poco fa, è che ci sono un sacco di ragazzini che escono con dei demo pazzeschi dove non si capisce nemmeno quello che dicono, a parte il fatto che vogliono ‘spaccare’. Forse sarebbe più giusto seguire un certo percorso, e uscire solo quando si è pronti per offrire qualcosa con un minimo di qualità e di contenuto. Tu come decidi se e quando è il caso di produrre qualcuno di nuovo, come ti è capitato per Doppia K?

“Se io devo produrre e tirare su un ragazzo dal niente, questa persona prima di tutto deve diventare un mio amico, io prima devo sapere cosa pensa, come vive queste cose… dopo si può parlare di fare dischi eccetera. Doppia non è venuto da me chiedendomi delle basi, ci siamo conosciuti e siamo diventati amici, il resto è venuto dopo. La mia filosofia è quella di tirare su gente che crede nelle stesse cose in cui credo io, non prendere il primo ragazzino bravo per farne un business. Un conto è stato fare una compilation con artisti già conosciuti, e che comunque rispettavo, un conto è produrre un ragazzo nuovo. Io non vado in giro dicendo ‘chi è qui l’mc più bravo? Sei tu? Bella lì, io sono dj Enzo, facciamo un disco assieme, vieni nella mia cricca che siamo i più bravi’, questo lo fa dell’altra gente, io preferisco conoscere le persone e poi se vedo che sentiamo le stesse cose, magari ci può stare anche un disco, ma io non vado ad arruolare i più bravi, non è questo che mi ha insegnato l’Hip Hop. La cose succedono, io ho bisogno di condividere questa energia per credere in qualcuno.”

– È sempre stato così per te, dai tempi del Comitato?

“Sì, io e Zippo ci conoscevamo da prima, andavamo alle jam insieme, poi lui ha cominciato a rappare in italiano, ma ai tempi non c’era niente, l’abbiamo fatto perché ci sembrava una bella idea, altro che business. Chief e Soci? All’inizio io dovevo fare per Chief solo qualche base e suonare per lui dal vivo, dopo il Comitato non volevo più fare altre cose, lui mi ha contattato e poi frequentandoci, imparando a stimarci a vicenda, abbiamo deciso di fare il progetto così com’è uscito. Prima del business c’è sempre l’amicizia, o almeno un rispetto totale. E poi non è detto che dopo che io e te ci conosciamo, dobbiamo per forza lavorare assieme.”

– Tu e Doppia avete scritto quasi tutti i pezzi dell’album assieme?

“Sì, il 70%, io scrivevo la prima parte, davo la base a Doppia, lui leggeva, ascoltava… e via. Il suo pensiero è uguale al mio ma, ovviamente, è detto a modo suo, con il suo stile. Impossibile avere disaccordo se non sulle banalità. Lui ha un flow molto più bastardo del mio, taglia le rime tipo Big Noyd, paura. Le uniche discordie che abbiamo avuto sono state quando lui mi ha detto che voleva fare un album con 40 brani e io gli ho detto che non si poteva, poi quando io volevo fare un pezzo di 20 minuti perché avevo troppo da dire e lui mi ha detto “mi****a, falla più corta!’… (risata).”

– C’è un’idea precisa su quando potrà uscire l’album di Doppia K?

Enzo: “No, non c’è fretta, magari l’anno prossimo, magari tra cinque anni. Abbiamo il progetto, si farà.”

Doppia K: “Ma io mi sono accorto lavorando che ci sono troppe cose da mettere a posto prima che io possa uscire come solista. Poi non mi metto a scrivere perché ho delle scadenze, lo faccio perché mi viene naturale, quando avrò del materiale soddisfacente ne parleremo seriamente.”

Enzo: “Scusate, ascoltando Doppia stavo pensando che se potessi ricominciare “Mondi Paralleli” adesso lo rifarei più bello… mi****a, appena finisco un lavoro già penso a quello che ho imparato ed è questo il bello perché fino a quando un b-boy avrà la voglia di ripartire allora l’Hip Hop andrà avanti. Quando uno dice di sentirsi arrivato, vuol dire che la sua carriera nell’Hip Hop è già finita, io non mi sentirò mai arrivato.”

– Tra l’altro, in questo caso, hai ricominciato sotto diversi punti di vista, non ultimo il fatto che hai cambiato etichetta passando alla “Baby Records”. Parliamo di questo tuo nuovo contratto?

“Sono soddisfatto perché loro nel mio album non ci hanno proprio messo le mani, però ovviamente, come in tutti i contratti, esistono delle clausole che danno all’etichetta il potere di farne in futuro quel ca**o che vuole. Questa è una cosa che vorrei spiegare ai ragazzini, penso che sia utile. Se tu hai una macchina, te la sei costruita e verniciata da te, poi la vendi a uno, devi sapere che quello poi ci può fare quello che vuole con la macchina, la può fare di un altro colore, ci può mettere degli altri cerchi… In questi casi per quanto riguarda le etichette ti deve andare un po’ a culo perché devi trovare un produttore che rispetti le tue idee, uno che ti dice magari: ‘ma sì, la macchina la teniamo così, vediamo solo di fare le ruote un po’ più grandi che così tiene meglio la strada’. Alla Baby Records mi hanno aiutato senza intralciare il mio lavoro, però hanno sempre in mano questa carta per cui se un domani vogliono far uscire un remix house di dj Enzo io non ci posso fare niente. Questi sono i contratti che devi accettare fino a quando non hai venduto un tot di copie, allora le regole puoi farle tu. All’inizio funziona così, io ho firmato tre contratti e questa cosa l’ho sempre trovata, c’era con la BMG, con la Polygram per il Comitato c’era.”

– È un grosso problema per i ragazzi più giovani quello di riuscire a raccapezzarsi in un ambiente fatto di leggi, clausole, cifre… 

“Vedevo l’altro giorno in un’intervista che in America Lauryn Hill ha istituito un ufficio all’interno della Fondazione del Refugee Camp, dove i ragazzi possono parlare con degli avvocati per sapere qualunque cosa sui contratti, per avere consulenza… bisogna parlarne di queste cose, io un po’ di dritte le sto’ dando, continuerò a farlo. Secondo me gli artisti che hanno credibilità all’interno della scena o che hanno l’attenzione dei media dovrebbero parlare di ‘ste robe invece che di mi****ate. Ho letto delle interviste recentemente… guarda… senza fare nomi… anzi no, ma facciamoli ‘sti nomi, e qui rispondo a Vez che dice che i nomi non li fa nessuno… ok; ho letto l’intervista di Melma E Merda e non ho neanche capito di cosa si parlava. Non voglio attaccare nessuno, voglio solo dire: Deda ti conosco, Sean ti conosco, Kaos conosco pure te, siete delle persone intelligenti e ne sapete di brutto di musica e di tutto il resto, ma perché non dite ai ragazzi come stanno le cose, perché non gli date qualche dritta invece che parlare della zia… nonsoché? Loro hanno in mano le redini dell’underground, se non ne parlano loro chi deve farlo ?” 

– Ritieni che si debba sempre cercare di dare un messaggio?

“Io ho profonda stima di chi fa cose per aiutare o educare gli altri, ma per me è educativo anche un pezzo che fa ballare e ringrazio Puff Daddy per aver fatto ballare un sacco di persone, ringrazio Pete Rock e Premiere per aver fatto saltare un sacco di gente. Parlo di gente americana perché secondo me in Italia queste cose non le ha ancora fatte nessuno. Il discorso è che c’è bisogno di tutto nell’Hip Hop, anche delle cose morbide e dell’R&B.”

– L’hai sempre pensata così oppure è una cosa che è arrivata con l’età, con l’esperienza?

“Ma a me è sempre piaciuto l’R&B, mi piace per stare con le tipe, ballarlo in discoteca… ci vuole più apertura, quello che più mi dispiace dell’Hip Hop in Italia è che ha un’immagine troppo da teenager, dovrebbe avere un pubblico più adulto. Mi piacerebbe che fossimo considerati non solo dai tredicenni, anche perché personalmente credo che un ragazzino di tredici anni possa avere difficoltà a capire un mio testo dove parlo di quello che mi è successo nella vita, di come sono cresciuto, che a 14 anni facevo il muratore e a 15 vendevo agli angoli delle strade… mi piacerebbe che il mio disco lo comprasse una persona della mia età, che poi magari lo fa ascoltare al fratellino più piccolo e gli insegna com’è ‘sta storia… è un mio desiderio. Purtroppo gli Articolo, i Gemelli e i Sottotono hanno quest’immagine, ma se vai ad ascoltare tutti i testi vedi anche che ci sono un sacco di cose più pesanti dentro, però il singolo poi rimane sempre il pezzo da teenager. Poi non so se è un loro compromesso o se è quello che piace a loro.”

– Hai da aggiungere qualcosa, qualcosa che non ti ho chiesto ma che ci tieni a far sapere?

“Io non ce l’ho con nessuno… se invece di odiarci pensassimo di più a costruire, forse quest’immagine da sbarbatelli del ca**o con i jeans larghi non esisterebbe, l’Hip Hop sarebbe ad un altro livello qua in Italia, ci sarebbe un altro interessamento da parte dei media e dei discografici su di noi e si potrebbero sicuramente fare le cose più come piacciono a noi… e voi tutti sapete di cosa sto parlando. Serve qualcosa di più concreto, che aiuti la gente ad avvicinarsi a questo genere… poi, se dopo quest’intervista qualcuno dimostrerà di non avere capito, allora vorrà dire che per l’ennesima volta io ho ragione.”