Di Phase 2
AL 45 Aprile 2000

Lo scorso 11 settembre il significato e i successi della musica Hip Hop sono stati praticamente infilati a forza all’interno del Museo del Rock & Roll di Cleveland sotto forma di una mostra che avrebbe avuto il ruolo di riconoscerle la sua passata e presente esistenza. Una mostra costruita apposta in suo onore. C’erano frammenti di informazioni, manufatti e seminari che, come al solito, sono stati concepiti da qualcuno che non poteva essere annoverato come una persona di una certa autorità. Più che un omaggio ad una cultura che partì più o meno vent’anni fa (così come altre importanti cose e risultati legati a persone alkebulane) si è trattato di uno sguardo alle sue radici e a coloro che sono direttamente connessi ad essa; tutto questo deve essere visto come un incredibile livello al quale l’Hip Hop è giunto. E’ vero che nessuno ha bisogno di dire a noi hopper quanto sia potente, comprovata e meravigliosa questa forma d’arte, ma comunque ancora non si è capito come mai gli ‘altri’ scelgano di mostrare il loro totale apprezzamento quando finalmente entrano in contatto con essa.

Senza contare che così, l’Hip Hop e la sua storia (o almeno una parte di essa), è stata dunque ufficializzata nella stessa struttura che ospita Jimi Hendrix, Chuck Berry, Little Richard, Aretha Franklin, Curtis Mayfield ed anche i Beatles ed entrambe le famiglie Stone (Sly e Rolling) e questo è un traguardo di portata gigantesca. Di sicuro non è ciò che si proponevano di fare i padri fondatori, gli innovatori della sua sostanza e i portatori della sua fiaccola quando erano negli angusti angoli del nord, sud, ovest ed est Bronx e ciò che non si credeva possibile è stato alla fine fatto in un modo titanico, mentre tutta la Cultura dimostrava il suo dirompente ‘effetto valanga’ non solo nel mondo musicale bensì in quello globale. Sarà meglio che ve ne rendiate conto, sciocchi! Ecco ciò che fa di Clive Campbell (un giovanotto che arrivò in America passando per la Giamaica) una persona molto speciale. Nei primi anni ‘70, sotto lo pseudonimo di Kool Herc (un nome che gli diedero non solo grazie al suo fisico possente ma anche perché il nome si poteva vedere su tutti i muri del Bronx in quei primi giorni di crescita della dominazione aerosol), fu lui a cambiare per sempre il copione dei deejay delle discoteche della città creando un nuovo sistema che sarebbe stato in seguito adottato da molti aspiranti deejay e da centinaia di fissati per i party.

I sound system, le jam dei deejay e i party nei club non erano certo una cosa sconosciuta a New York: nella parte alta del Bronx, in mezzo ed attorno alla sezione della sua via principale, il Concourse, c’erano club come il Puzzle e il Plaza Tunnel… In quest’ultimo, ad esempio, il deejay residente gridava spesso sopra il frastuono ‘Turnout time at the P.T.! Turnout time at the P.T.!’ che in effetti altro non era che un esplicito invito a coloro che già si davano da fare nel quadrato da ballo per spronarli a dare ancora di più, con un piglio più aggressivo. Nel frattempo canzoni tipo “Get Ready” dei Rare Earth, “Maggie” di Redbone, “I’m A Man” dei Chicago o la versione live di “Give It Up Turn It Lose” di James Brown spaccavano i timpani dei malati abili e capaci che facevano la loro cosa al meglio sulla pista. Quelle notti nei weekend erano un preludio ed un timido disegno tecnico a ciò che sarebbe stato il ‘B-Boy’, un nome gettato nella scena e coniato da niente di meno che lo stesso ragazzo del tutto speciale che in quel momento soggiornava nella parte ovest del Bronx… Il tipo che stava per far succedere il ‘tutto’. Agli inizi di ciò che si dovrebbe chiamare una carriera (la quale fu ispirata come dice lui stesso dai giorni trascorsi a casa anni prima, ascoltando i suoni dei deejay giamaicani), Herc girava con un altro deejay chiamato Gregory Disco Wiz (Gregory il Mago della Disco, ndt.): Greg era anche un mago nello scegliere la musica alla quale i frequentatori di party si appiccicavano più volentieri. Ironicamente fu lui a spingere Herc verso pezzi tipo “The Mexican” ed in effetti fu Herc a mettere quel disco veramente in azione. Furono proprio canzoni strane e misconosciute tipo questa, aggiunte ad altre molto più note, che segnarono il passo a ciò che diventerà in seguito una formula costante, a ciò che sarà la base della base della musica Hip Hop…

Herc dice che dal primo momento in cui fu esposto al primo concetto del deejaying, tutta la faccenda gli si inoculò sottopelle e già sapeva che sarebbe stato in grado di accoglierla e di farla crescere subito dopo averla toccata. Era ovvio che la gente dei party, così come i fanatici del ballo, andavano un pochino più fuori ogni qual volta una certa atmosfera cambiava con il cambiare del disco ed era ancora più ovvio che il punto di massima enfasi della base musicale (il break del beat) fosse il particolare che produceva quel devastante effetto su chi ballava, spingendo al massimo tutti i movimenti. Grazie ad un disco davvero sconosciuto, “Apache” degli Incredible Bongo Band, la musica non è stata mai più la stessa. Percependo forza dalle vibrazioni della gente del party, peraltro funzione essenziale del deejay, Herc si procurò due copie di “Apache” ed una sera le portò ad una festa: quando il break si fece sentire, invece di lasciare sfumare il disco, Herc usò la seconda copia per estenderlo. Storia. Nessuno aveva fatto mai una cosa simile in quel modo prima di lui; era chiaro che a quel punto era effettivamente nato ciò che verrà poi chiamato Hip Hop. Fortunatamente per noi, Herc portò avanti questa sua idea e la arricchì con una vagonata di altri dischi. Così diventò il deejay dei deejay per la gioventù di quell’era. Fu il suo stile e la sua selezione musicale a diventare il punto di riferimento per chiunque intendesse entrare a far parte di quel mondo. E non dimentichiamoci dell’impianto sonoro, del sound system. Ultra assurdo. Incontestabili alti, bassi e medi. Il suo sound system e la ciurma (crew) che lo operava erano la massima forza ed il gruppo principe con i quali confrontarsi; inizialmente, ma non sempre, il gruppo era composto da Herc, The Original Dj Clark Kent (a causa degli occhiali), Coke La Rock e Timmy Tim… In realtà il confronto non era proprio possibile, poiché non c’erano paragoni.

Spesso la gente non riesce a capire che l’Hip Hop è ‘il minestrone di tutte le musiche’.

Parzialmente grazie alla voglia di notorietà del deejay (ed anche grazie al fatto di voler essere in una classe tutta esclusiva e di avere un buon orecchio per la buona musica in generale), i beat e le melodie micidiali entrarono negli schemi e nella struttura della faccenda con travolgente prepotenza. Ciò che i deejay consideravano allora come una droga, una volta che veniva testata e approvata da un’overdose di gente, divenne poi Hip Hop. Musica Nera, bianca, rossa e perfino gialla. Per quanto riguarda le ultime tre, esse presero la forma di Rare Earth, Redbone e Sakamoto. Questa era la situazione di allora, nei giorni del Plaza Tunnel. La buona musica era buona musica e la gente che frequentava i party e faceva festa lo sapeva. Se non capite questo… be’… Anche i deejay sono gente normale, è dunque logico che condividano le stesse vibrazioni con tutti quelli con cui entrano in contatto.

Ho già ripetuto svariate volte che non esisteva nulla che assomigliasse anche vagamente ad un party di Herc. Descrivere quelle atmosfere è praticamente impossibile. L’uomo e la musica coincidevano precisamente con quell’uomo, la sua musica ed il suo stile. Creava una situazione dove si raccoglievano volti familiari e slogan urlati nel microfono, tipo ‘Rock well… Wallace D is in the house, Wallace D is in the house’ oppure ‘This is the serious of the serious of the series of the serioso… joint-ski yaw’ll’ (quando qualcosa era davvero bello si diceva ‘the joint’ e ‘ski’ era parte di uno slang, alcuni sostengono di origine dell’est Europa, per cui diventava ‘joint-ski’, come altri nomi erano ‘norm-ski’ o ‘soul-ski’, forse con una connessione alla marijuana, chissà??? ). I party di Herc erano come una droga, senza dubbio. E questo era il motivo per cui continuavi a vedere le stesse facce per centinaia di volte. Coniando il termine ‘B-Boy’, Herc diede un’etichetta ad un esercito, che oggi possiamo definire di ‘breakers’, ragazzi e ragazze che venivano alle jams per darsi da fare ballando: ciò dovuto al fatto che quelli di noi che ballavano come dei pazzi chiamavano questa danza una roba ‘fuori dall’ordinario’ oppure una cosa che andava ‘oltre la scala Richter’, cioè che ‘spezzava’… Breaking, insomma. Molti di loro facevano ciò che io e Timbo Rock mettevamo in pratica. Amazing Bo Bo, El Dorado Mike Mike, James Bond, Trixie… Giusto per nominarne alcuni. Il b-boy numero uno, a quel tempo, era Sa Sa ed ogni qualvolta lui entrava ad una jam, Herc faceva spostare indietro tutta la gente per fargli spazio… E lui si portava appresso i salti mortali all’indietro e tutto il resto dell’armamentario. Naturalmente c’erano anche i Nigga Twins Keith e Kevin: a quel tempo nessuno si accorse che furono loro a portare nel breaking le mosse tratte dai film di kung-fu e il movimento rotatorio brevettato ‘N-Twin spin’, (una delle cose preferite da Frosty Freeze) e fu così che i due furono, e sono tuttora, i padrini delle ‘floor moves’, delle evoluzioni sul pavimento… Rock Steady mangiatevi il fegato. La maggior parte delle cose che succedevano ad un party di Herc ha segnato la strada per ciò che oggi chiamiamo gli Elementi ed è stupefacente ripensarci a posteriori. Immersi in quello strano clima ed in quell’atmosfera energetica noi (che siate stati deejay, mc oppure dei freakettoni della pista da ballo) avevamo finalmente una nuova arena nella quale vivere ed essere costantemente motivati per continuare a creare e ad innovare, per continuare ad aspirare ad essere parte integrante di quegli elementi. Il ‘Battle droppin’’, metter su una battaglia, (così chiamavamo all’epoca l’uprock) ha la sua origine controversa proprio allora. Il B-Boy, il Beat, il Breaker. I deejay che chiacchieravano al microfono funzionavano a pieno regime in certi locali ed esistevano anche dei jockey da radio come Frankie Crocker e Jerry B… Ma le parole e lo stile d’abbigliamento che si vedevano in posti come il Chuck o il Claremont Center quando gli Herculords erano alla loro postazione, davano ancora un altro gusto ai Kurtis Blow e ai Cowboys che, con il loro tono baritonale da deejay della radio, ti dicevano di ‘muoverti fino all’arrivo dell’alba’ o, come diceva Herc, ‘fino all’arrivo dell’A.M.’ o ‘all’ultimissima fermata’.

BENVENUTI NEL 2000

Non è semplice poter ottenere un assaggio di un’era ormai abbondantemente passata da almeno 30 anni (ma mai dimenticata), però Kool Herc e lo spirito del suo sound system “Herculord” ha continuato a perseverare e a scuotere la casa dalle fondamenta. L’Hip Hop era roba di massa solo per l’angolo negletto e sperduto del ghetto e se non ci vivevate dentro o molto vicino non avreste mai potuto ricevere la vostra dose. Ma oggi siamo parte del 2000 e ‘tutti lo fanno’, da Tokio al Botswana all’Australia. Non è nemmeno immaginabile. Ma non c’è dubbio che questa cosa nell’invecchiare, nell’arrivare all’America bianca, abbia ottenuto conseguentemente una (sovra)esposizione mondiale. Non ci si aspettava una cosa del genere. Così come per il rock & roll. Ma è successo. Probabilmente voi potreste ancora andare a vedere oggi uno spettacolo di Chuck Berry. L’America (che l’ha oltraggiata come ‘musica da negri’, concepita per corrompere ed avvelenare le menti della sua gioventù bianca) ha dovuto realizzare brutalmente che questa cosa è qui per restarci, anche se non è più nera, perlomeno all’esterno. Kool Herc a Londra??? In Germania??? Vi diamo l’Hip Hop nella sua forma più cruda??? (la musica… sciocchini!!! La musica!!!). Ecco perché qualunque vero b-boy avrebbe dovuto essere nei dintorni quando il Padre dell’Hip Hop è venuto a suonare qui in Italia lo scorso febbraio. Non solo per inchinarsi di fronte all’uomo che ha reso possibile l’Hip Hop ‘italiano’ ed europeo, ma per prostrarsi di fronte a colui che ha anche reso possibile l’Hip Hop nella vostra macchina o anche la figura del fan sfegatato disposto a tutto, i riconoscimenti, gli equipaggiamenti e tutte le altre cazzate alimentate dalla gente che l’ha raccolto e portato avanti, dai giorni della sua nascita. Un’esperienza del genere non capita tutti i giorni e qualsiasi individuo che affermi di essere davvero hardcore o così innamorato di questa forma d’arte, non si doveva lasciar sfuggire l’occasione di incontrare le proprie radici e di supportare l’Hip Hop a cui dice di essere così devoto. Prendete tutti vostri gadget, poster, souvenir, perline zulu e tessera associativa e bruciateli. Sarebbe stata valida solo una scusa tipo un appuntamento in una lontana regione, una malattia estrema o la morte.

Herc è il tipo di uomo che, dopo una vita intera immersa totalmente nella musica, riceve la sua più grande tranquillità e pace proprio dall’ascoltarla e dal suonarla. La sua enorme collezione discografica non esiste in quanto devota al campionamento: è una collezione profondamente legata all’esperienza vissuta dal Rock, dal Soul, dal Rhythm & Blues e dal Reggae, un’esistenza che compie il suo ciclo vitale traendo ispirazione dai ritmi degli altri generi musicali che la circondano. Quando le cose diventano davvero troppo stressanti, tutto ciò che Herc cerca sono i suoi piatti ed il mixer e tutto torna ad essere buono. Questa è la musica che riesce a guarire la bestia… Proprio come riesce a fare un party. E’ un modo di unirsi che si comprende e si manifesta stando dietro le ruote d’acciaio con la missione di scuotere i ragazzi giù sotto e le loro dolci metà. 

Ecco ciò che dovrebbe significare ‘party’… festeggiare!!! Non solo farsi vedere. Pure i b-boy e le b-girl originari si mettevano in mostra, ma appena ne avevano l’occasione si gettavano d’istinto a riempire la pista da ballo. A quel tempo le scarpe dovevano rispettare un certo codice, ma non impedivano a nessuno di darsi da fare. Una mossa tipica era quella di indossare dei calzini sopra le scarpe da ginnastica (una roba che aveva pensato Sweet Duke) per guadagnarsi l’entrata in posti tipo l’Hevelo, uno dei club che ospitavano spesso Herc, così come il Twilight Zone o lo Sparkle. Cose tipo quella dei calzini, o tipo il dentifricio che imitava i timbri fosforescenti delle discoteche, erano più che un semplice schema da party; erano gli estremi ai quali si arrivava per poter entrare ad una delle feste di Herc, dove la grana nemmeno esisteva. Fare la figura del deficiente era un rischio, ma lo volevamo correre a tutti i costi perché eravamo come degli invasati. Okay, ammetto che eravamo impazziti per questi party, ma come dicevo, non c’è nulla che equivalga ad una jam di Herc. Se ci fossero state altre sette jam allo stesso tempo, nessuno le avrebbe nemmeno considerate. Quindi se non sapevate che la Rivista Kool Herc era nella vostra città o eravate troppo presi da voi stessi per ‘rappresentare’, almeno sappiate che vi siete privati di un’esperienza unica e avete perso la possibilità di vedere la Storia mentre si svolgeva davanti ai vostri occhi. Persone sfortunate. Oppure? Stupidi!!!

Conosco Herc da tre quarti della mia vita ed ogni volta che lo vedo vado in estasi. Incontrarlo di persona è stato come fare ancora una volta un salto nel passato. E’ una delle poche situazioni in cui mi sento ancora come un bambino felice. Anche se Herc si esibiva a Bologna di venerdì, ho dovuto andar lì qualche giorno prima per dargli un preliminare benvenuto. Quando si tratta di amore la gente del Bronx e del quartiere non si scambia mai delle strette di mano. Si tratta semplicemente di abbracciarsi come degli orsi. Subito dopo ci siamo dati alle chiacchiere sulle cazzate che circondano la politica della Cultura, dentro e fuori. Herc è conosciuto come un uomo arrabbiato e perché non dovrebbe esserlo… Il comitato d’organizzazione del seminario sull’Hip Hop di Cleveland non ha fatto un lavoro affatto adeguato e si è preso pochissima cura di lui ed in un passato recente gli si sono riversati sopra altri incidenti assurdi; ad Herc è stato anche chiesto di lavorare al fianco di Funkmaster ‘tanti soldi’ Flex… Gratis. E qui vi chiedo: perché pensate che esista uno come Funkmaster Flex? Non è certo colpa di Flex, ma queste storie fanno schifo e parlando praticamente, dovrebbero essere quelli che hanno la possibilità di fare molto e si trovano in certe posizioni privilegiate a prendersi cura di persone come Kool Herc e a fare in modo che non vengano fregati o insultati.

L’egoismo gioca un ruolo fondamentale nell’impedire i giusti riconoscimenti e la stessa vecchia storia che dice che ognuno deve tirare dritto per la sua strada, accomuna sia i più vecchi che i più giovani: questo ha fatto in modo che spesso Herc si trovasse a lottare per poter avere il rispetto che si merita. Oggigiorno anche lui riesce ad essere sponsorizzato da grandi ditte d’abbigliamento e ad essere invitato ad ogni evento significativo che evochi l’Hip Hop. Ma come sempre le cazzate non smettono mai. Comunque Herc rimane un testimone vivente della sua eredità… oltre ad essere sempre un tipo piuttosto grosso. Un giorno o due in sua compagnia possono trasformarci in due ragazzini che giocano e in due tipi adulti con la testa dura che si confrontano su eventi storici specifici. Le nostre conversazioni si spostavano dal basket al b-boying: Herc voleva schiaffeggiarmi per non aver insegnato fisicamente ai b-boy ciò che chiamo ‘finessin’ feet’, una specie di up top rocking, una forma di danza originaria dei b-boy originari. Herc rimaneva un po’ turbato nel vedere i ragazzini di qui che, dopo due minuti di ballo in piedi si gettavano di botto sul pavimento. Il suo b-boy preferito nella festa di Bologna era colui che chiamava ‘il mio amico 55’. Herc sostiene che ci siano due stili di breaking: quello portoricano e quello nero. Probabilmente ha ragione e potrebbe dunque provare quei casi di favoritismo che accadono in certi seminari o eventi in giro per gli Stati Uniti. Verso il 1977 i ragazzi neri abbandonarono un po’ il breaking e i ragazzi latini lo accolsero totalmente. Nella parte iniziale dell’era dei b-boys, la parte più estrema del ballo prendeva forma ad ogni break del beat ma alla fine degli anni ‘70 e negli anni ‘80 bastava il beat più duro per piacere completamente ai b-boys i quali iniziarono a creare sempre meno spesso delle mosse ricche di stile o comunque dei movimenti che coinvolgessero la parte alta del corpo.

Arrivati agli anni ‘90, con il fatto che i b-boy originari o della nuova onda (Timbo Rock, Infinity D, Robby Rob, Ty Fly, Legs, Kenny Swift ed altri ancora) si erano presi degli anni di pausa o erano totalmente fuori dal gioco, siamo rimasti con una generazione di gente capace solo di fare ‘power moves’. Ironicamente se Herc non avesse mai dato l’iniziazione all’enfatizzazione del beat (che nel tempo è diventato quasi una priorità), probabilmente le cose sarebbero state un po’ diverse… O molto diverse. Un mucchio di cose che adoro nella vita provengono direttamente da Herc. La musica. Il ballo. La pallacanestro. Mi ricordo ancora della prima volta in cui sono entrato nel parco e l’ho visto giocare a basket. Era irreale. E vi giuro che anch’io avevo dei grandi momenti… Ma vedere qualcuno con dei grandi momenti come quelli (!!!) era incredibile. Ogni volta che saltava in alto, schiacciava giù il pallone nel cesto. E così siamo andati oltre alle parole! Abbiamo iniziato a parlare di basket e il buon Herc ha cominciato a mostrarmi come non sarei riuscito a fermarlo… Mica per niente lo chiamano Ercole! Giocare oggi a pallacanestro con lui sembra più un incontro di sumo. E’ strano come la gente consideri le celebrità in un modo tutto particolare… Senza capire che 10 volte su 10 fanno esattamente le stesse cose di tutta l’altra gente normale. Non solo… Come tutti gli altri devono anche avere a che fare con le cazzate quotidiane e con la roba più estrema che può contaminare la vita di chiunque, perché la vita ti presenta sempre dei conti strani. Questo fratello ed io ci muoviamo esattamente allo stesso tempo e perlomeno la mia connessione con lui mi permette di connettere tutti coloro che vogliono conoscere la prima creazione dell’Hip Hop, nella forma di Clive Campbell. Al momento, Herc si presenta con il suo afro anni ‘70 ed è l’immagine esatta dei nativi del suo paese d’origine. Barbuto, i capelli con i dreadlock e fiero di essere giamaicano, fiero di essere nero e forte, fiero di essere Kool Dj Herc. Veramente! Anche quando sta fremendo dalla voglia di mettere le sue mani su un po’ di pollo fritto e patatine nel mezzo di Roma?!? Dorothy l’ha detto chiaramente e dolcemente ‘Non esiste nessun altro posto come casa’.

Kool Herc viene ancora dal Bronx come Benny Blanco. Ha innescato uno scenario che va ben oltre i confini della vita e continua a rappresentare una porzione della vita di molti di noi e perfino di quanti non sono mai stati a suo stretto contatto, grazie al fatto straordinario che lui ha costruito per noi un palcoscenico sul quale possiamo esistere. Anche se noi breakers della parte sud del Bronx abbiamo fatto del gran rumore nei posti dove lui stava e non siamo mai riusciti a diventare i preferiti della città o ad essere trattati equamente in alcune battaglie (hmmm… forse mi deve ancora qualcosa per certi flyer che avevo fatto???), è la magia dell’uomo, la vibrazione, i tempi, le jam e l’amore che contano; sapere che esistono dei crediti che ci spettano per essere rispettati al massimo è una cosa che va ben oltre le politiche interne di qualsiasi situazione. Io faccio in modo che il mondo sappia di quest’uomo perché si è sicuramente guadagnato i suoi gradi e, senza guardare nello specifico, ciò che è venuto dopo (che sia un salto all’indietro, uno scratch o una festa di giradischi) è l’unità e il concetto di sincronizzazione dei break che ha fatto nascere tutto ciò che noi oggi conosciamo come Hip Hop. Se è l’Hip Hop che ti ha reso ciò che tu sei oggi, dovrebbe essere una gioia essere testimone delle sue fondamenta senza tempo e questo succede quando ascoltate l’essenza della sua musica ed in cambio onorate il padre.

Il rispetto va a tutti coloro che lo hanno vissuto e l’hanno fatto succedere… Sisco Kid… L’incomparabile Scotty Bop… R.I.P…. Ready Russ Rock On… Cocaine Smitty… R.I.P…. Norm Ski & Russ G’ Rock On! All’Electrified Movement… che mostrava la via senza farsi vedere. B-Girls… Jazzy Janice… Burn baby burn! Dice 198 R.I.P. Stitch, Snake, Gato, Coke, Quei ragazzi che ci riempivano d’ispirazione, I Casablanca Kids… La storia verrà raccontata !!!