Di Paola “ZKR” Zukar
AL 48 Luglio – Agosto 2000

“Non c’è più voglia di divertirsi in giro… Il senso dell’umorismo, che era uno dei capisaldi alla nascita dell’Hip Hop, sembra sia svanito dalla quasi totalità degli album… È un gran peccato.”

Dice sconsolato Trugoy, ormai diventato semplicemente Dave, come ad avvalorare l’ipotesi qui sopra. Effettivamente le cose sono cambiate non poco in circa dodici anni dall’uscita dell’album che è considerato come la linea di confine tra la vecchia e la nuova scuola: “3 Feet High And Rising” (1989) con la sua costruzione a collage, assurda, surreale, intricata, spessa ed assolutamente innovativa avrebbe per sempre cambiato la concezione (e il raggio d’azione) dell’Hip Hop. Trugoy The Dove dopo dodici anni non solo si chiama di nuovo con il suo nome di battesimo, ma è anche molto meno illuso da ciò che gli può prospettare il presente. De La Soul… Uno dei pochi gruppi che non ha davvero bisogno di introduzioni, nemmeno al di fuori dell’ambiente strettamente Hip Hop, visto che ‘l’esterno’ l’hanno vissuto attivamente per molti anni.

Nonostante la loro immensa popolarità, i tre componenti del gruppo sono rimasti molto vicini alle loro origini e fermamente decisi a continuare assieme un percorso artistico non privo di dossi e cunette: dopo l’illuminante e trionfale esordio, i De La sono stati al centro del mirino per parecchio tempo, bersagliati dai critici/giornalisti (‘bello questo stile Hip Hop Hippy!’), dagli mc dell’epoca (‘che c@##o mi significano i fiorellini sulla copertina e le lezioni di francese nel disco?!’) e dal pubblico stesso, che avrebbe voluto ancora più ‘margherite’ e loop estratti da Daryl Hall e John Oates, ed invece si sono ritrovati con un secondo album che dichiarava “De La Soul Is Dead” (1991), i De La sono morti…

Apparentemente non poco confusi da tutta questa situazione, intitoleranno la loro terza prova “Buhloone Mindstate” (1993), ‘stato mentale nel pallone’, senza che nessuno si accorga di essere di fronte ad un vero e proprio gioiello di musica e di concetto: dentro a questo album, passato quasi inosservato, ci sono dei piccoli capolavori, a testimonianza che i De La erano tutt’altro che defunti, anzi… Sempre supervisionati dal genio incontrollabile e visionario di Prince Paul (in assoluto uno dei produttori più ingegnosi della storia dell’Hip Hop, e forse per questo non è mai riuscito a trovare una sua dimensione personale stabile ed equilibrata), i De La Soul hanno nuovamente la situazione in pugno: creando il singolo “Ego Trippin’ (Part 2)”, analizzano in modo spietato, ma sempre arguto e divertente, l’assurdità di un certo immaginario rap del momento fatto di donnine facili, opulenza inesistente e un culto della personalità assolutamente fuori misura…

Il risultato finale delle vendite è però al di sotto delle aspettative e gli animi dei tre artisti, nonostante le critiche positive ricevute per l’lp, si inaspriscono, perdendo parzialmente quella vena sarcastica che li aveva finora contraddistinti. Il loro quarto album si prende sul serio, molto sul serio, intitolandosi addirittura “Stakes Is High” (1996), ‘la posta in gioco è alta’, ed è quasi una denuncia di tutto ciò che ormai caratterizza la musica attuale, senza più troppa voglia di canzonare amabilmente quegli mc che si nutrono della loro stessa immagine e del grande business generato dall’industria del rap. Sono passati quattro anni da allora e in una calda estate del 2000 si appresta ad uscire “Art Official Intelligence”: il gruppo consiste ancora di tre elementi, Pos, Dave e Maseo, ma il progetto è più ambizioso che mai… Nonostante tutti loro abbiano superato la trentina, mostrino qualche capello bianco o una testa a boccia davvero lucida, abbiano famiglie numerose ed impegni burocratici (viste le loro personali etichette discografiche) oltreché artistici, mi pare che non abbiano affatto perso il gusto di stare insieme, di intrattenere nei live e di comunicare ancora quello che gli viene da dentro perché De La Soul vuol dire ancora ‘dall’anima’, ripescando ancora una volta nell’aspetto più gioioso e divertente che appartiene intrinsecamente al fatto stesso di creare musica.

“Art Official Intelligence” sarà un triplo album che con un gioco di parole vuol dire ʻintelligenza artificialeʼ ma anche lʼintelligenza ufficiale dellʼarte… Di che cosa si tratta in realtà?
Pos: “E’ un triplo album, ma le tre sezioni saranno separate: il primo album uscirà il 7 agosto, mentre gli altri seguiranno a breve distanza; l’idea di fare un triplo lavoro ci è venuta cercando di metterci alla prova, volevamo essere motivati da qualcosa di nuovo e, a quanto ci risulta, nessuno ha mai fatto una cosa del genere. Non eravamo sicuri che la casa discografica (sempre Tommy Boy, fedeli ancora dopo dodici anni, ndr) avrebbe supportato un progetto simile, ma in realtà ne sono stati entusiasti, anche se ci hanno fatto giustamente notare che sarebbe stato rischioso mettere in vendita un cd triplo con un costo troppo alto… Così il presidente dell’etichetta ha suggerito di far uscire i cd a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, in modo da tenere tutta la nostra roba bella fresca sugli scaffali…” Dave: “Credo sia arrivato ancora una volta il momento di fare qualcosa di nuovo, non solo artisticamente ma anche strategicamente.”

E come promuoverete ogni uscita? Farete uscire un singolo ogni volta?
“No, faremo uscire tre singoli per ogni album… Ne servirebbero di più… Mah, che vuoi, pare che di più non si possa. Stiamo già ricevendo ottimi feedback dalle persone che hanno sentito il lavoro: abbiamo ospiti che hanno davvero dato all’album qualcosa in più del solito featuring, artisti come Redman, Chaka Khan…”

Parlami di Chaka Khan e della sua collaborazione con voi…
Pos: “E’ stato incredibile lavorare con lei; il nostro manager è sempre pronto a buttare giù strane idee e a contattare persone con le quali ha un certo feeling. Dovevamo per forza trovare qualcosa di adatto a lei, anche perché a parte “Jazzmatazz” con Guru e un pezzo con Melle Mel, Chaka non aveva mai fatto nient’altro nel rap. E’ un vero peccato che i giovani talenti che escono oggi non conoscano affatto certi artisti storici e non sappiano nemmeno quanto questi potrebbero aggiungere ai nuovi lavori con la loro esperienza sul campo. Molti ragazzini sono stati cresciuti a musica contemporanea e le loro conoscenze non vanno oltre a Mary J. Blige, per farti un esempio. Forse alcuni sono anche un po’ intimiditi dal fatto di incidere con una star di grosso calibro, ma non si rendono conto di cosa può significare avere in studio una personalità come Chaka Khan…”

E cosa ne pensano gli artisti storici di questa situazione?
Pos: “Mah, di sicuro alcuni di loro sono aggiornatissimi sulle nuove produzioni musicali… Chaka adora Lauryn Hill e ascolta molto le cantanti contemporanee, ma non disdegna affatto l’Hip Hop e segue anche diversi mc perché le piace ascoltare quello che esce adesso… E’ un peccato non tentare nemmeno di coinvolgere personalità come lei in progetti nuovi, magari diversi da quello che ci si aspetta da una traccia dei De La Soul, ma al massimo quello che può succedere è che l’artista ti dica di no…Vale lo stesso la pena tentare.”

È la quinta volta che entrate in studio per un album e non succede a molti gruppi Hip Hop di incidere cinque album nella loro carriera senza rimestare almeno un poʼ la formazione: voi invece siete sempre tre e siete sempre piuttosto uniti anche come concetto e sviluppo delle vostre idee…
Pos: “Il fatto è che in realtà non passiamo molto tempo ‘fuori’ dallo studio, piuttosto che dentro… Siamo sempre a registrare qualcosa, questa è la nostra grande passione: o incidiamo roba nostra oppure passiamo giornate intere in studio con altri gruppi, nuovi artisti che produciamo noi stessi. Siamo sempre alla ricerca di nuovi beat e di nuovi stimoli che ci aiutino a produrre un album migliore… Inoltre, da quando ci è venuta l’idea del triplo album, non abbiamo davvero passato molto tempo all’aria aperta, credimi… E’ il nostro lavoro, ma è anche qualcosa che abbiamo in noi, in modo totalmente naturale e lo studio è il nostro habitat.”

Dave: “…L’Hip Hop è un club mondiale: ormai i ragazzi nascono respirando quest’aria, ce l’hai in giro e non è più come una volta che dovevi ‘imparare’ ad essere Hip Hop o a far parte del movimento… 

La situazione nella quale vi trovate però è decisamente diversa rispetto allʼ88, ʼ89, quando entraste in studio per il vostro album dʼesordio: come vi sentite ora con un bel poʼ di anni di lavoro sulle spalle?
Dave: “Il mercato è totalmente diverso rispetto a ieri; la competizione è fierissima, ci sono gruppi che fanno uscire un disco ogni mese, ogni settimana c’è un artista nuovo che esordisce, i fan vogliono musica fresca e nuova molto più spesso rispetto al passato e la musica si inaridisce molto in fretta, tre mesi dopo un’uscita i fan vogliono da te qualcosa di veramente nuovo e diverso… Ecco perché al momento ci sono artisti che fanno uscire due album di fila, con sei, sette mesi di distanza l’uno dall’altro. La cosa rassicurante circa i De La e la nostra musica è che noi non temiamo la concorrenza perché possiamo contare su un seguito leale e fedele e su un suono che è veramente nostro, decisamente riconoscibile. Non ci sono artisti che possono uscire contemporaneamente a noi e disturbare l’attenzione o le nostre vendite, anche perché sulla distanza i De La vengono sempre fuori riuscendo a raggiungere sempre e comunque dei risultati positivi e soddisfacenti: non c’è molta gente in grado di dare al pubblico quello che diamo noi, quindi rimaniamo fermamente convinti della nostra originalità e del nostro appeal sugli ascoltatori.”

Al contrario di parecchi artisti più giovani di voi che non sembrano frequentare lʼEuropa troppo spesso, voi lʼavete girata in lungo e in largo diverse volte, già allʼinizio della vostra carriera: come considerate lo sviluppo dellʼHip Hop europeo?
Pos: “Siamo sempre stati grandi supporter del rap in Europa, abbiamo fatto diversi tour in molti paesi ed abbiamo sempre avuto la fortuna di suonare con gruppi locali… E’ importantissimo vedere che i ragazzi, oltre a supportare i De La, spingano anche gli artisti della propria zona, è l’unico modo per garantire un solido sviluppo a tutta la faccenda. E’ davvero un onore poter suonare con successo anche in parti del mondo dove, pur non condividendo le stesse situazioni di vita, la gente sente in egual misura il messaggio che stiamo portando avanti.”
Dave: “L’Hip Hop ha creato un enorme club nel mondo ed è un club al quale vuoi appartenere se sei giovane e se vuoi semplicemente essere parte di qualcosa, se vuoi appartenere a qualcosa che ti attrae a sé con una forza inspiegabile. L’Hip Hop è un club mondiale: ormai i ragazzi nascono respirando quest’aria, ce l’hai in giro e non è più come una volta che dovevi ‘imparare’ ad essere Hip Hop o a far parte del movimento… E’ un feeling, è una sensazione, è anche un codice di abbigliamento, è un ballo, è uno stile, è un linguaggio e penso che ora non si tratti di cercare di far parte del club, ma ottieni la tua appartenenza in modo assolutamente naturale.”
Pos: “La gente ci si trova dentro senza neanche sforzarsi di farlo. Quando uscì “3 Feet” non potevamo credere alle cose che cominciavamo a scoprire… Non solo non immaginavamo che la nostra musica fosse arrivata fino in Europa, ma siamo rimasti pietrificati la prima volta che siamo andati in Texas e ci siamo resi conto della situazione. In Texas la gente vuole sentire la nostra musica?!? Non è possibile… Non ti aspetti mai, soprattutto nell’Hip Hop, che la tua musica possa davvero valicare i confini del tuo quartiere. All’inizio ti sembra che solo i tuoi vicini ed i tuoi parenti sappiano veramente quello che stai facendo, poi ti rendi conto che gli olandesi e i giapponesi comprano il tuo disco e lo conoscono tanto quanto la gente del quartiere. E’ comunque tuttora incredibile.”

Sentite la presenza di questi ragazzi ogni volta che entrate in studio?
Pos e Dave: “Assolutamente sì. Certo non componiamo pensando solo all’Olanda o al Giappone, ma di sicuro teniamo bene a mente quello che abbiamo vissuto e visto e allora ci viene naturale fare Hip Hop per una totalità, per un intero, non solo per Brooklyn o per Long Island. Girando il mondo impari un mucchio di cose… E’ fondamentale: lo consiglio a tutti.”

Dicevate prima che passate il meglio delle vostre giornate in studio… Quali sono i vostri progetti, le vostre etichette e i vostri artisti?
Dave: “Io personalmente sto lavorando con un gruppo che ho fatto firmare di recente alla Tommy Boy, gente che ha lavorato con noi tempo fa e che è apparsa anche sul progetto solista di Prince Paul, “Prince Among Thieves”; insieme a me ci sono altri tre elementi ed in questo momento stiamo lavorando al nostro primo progetto, contemporaneamente alla rifinitura degli album dei De La…”
Pos: “Io ho sempre prodotto tracce e basi e sono sempre stato appassionato dalla ricerca di nuovi beat… Al momento sto lavorando con un signore che ha contribuito anche a due tracce del nuovo album e che si chiama Dave West con il quale collaboro… Personalmente sto cercando di passare dall’altra parte del banco dei bottoni di produzione e di dedicarmi maggiormente a questo aspetto della musica. Sul nuovo album abbiamo ottimi produttori con i quali ho lavorato davvero volentieri, gente come JayDee di The Ummah, Rockwilder, come dicevo prima, Dave West e poi AdLib, un parente di Mase che ha creato una traccia che ospiterà Xzibit e gli Alkaholics, anche se la maggior parte delle produzioni sono effettivamente nostre.”
Maseo: “Io ho messo in piedi la mia etichetta che si chiama Bear Mountain e che conta artisti come DV alias Khrist e Kovas… Sono artisti che hanno già una credibilità e con i quali il lavoro si preannuncia facile in partenza… Li hai già sentiti sulla compilation di “Hip Hop 101” e su altre produzioni ancora piuttosto ‘nascoste’…”

La competizione nel rap, come dicevamo prima, è purtroppo diventata una vera ossessione e si è trasformata in attacchi più o meno fisici ad altri artisti, in aride ed insopportabili battaglie che non appassionano nemmeno più buona parte degli ascoltatori come un tempo: inoltre hanno portato a tutta la scena unʼaura di pericolosità che sta pesantemente danneggiando, ad esempio, tutta la questione dei live, sempre più difficili da portare a termine senza problemi…
Dave: “La competizione, o meglio lo scontro, è andata oltre i testi e le rime, purtroppo. Certa gente è diventata gelosa nel vedere troppi status, troppo eccesso, troppe faide… Al momento la situazione del rap fa un po’ paura… specialmente dalla morte di Tupac, Biggie, Freaky Tah e Big L. Noi siamo gente comune e attraversiamo tutti dei momenti più o meno piacevoli nella vita, ma dobbiamo sempre rispettare con tutte le nostre forze la vita in sé, l’arte e le parole che si mettono nei dischi perché, in certi casi, andare oltre può essere fatale. Penso che la gente debba capire, ricordare e rispettare il fatto che l’arte di fare mcing, di parlare in rima sulla musica, nacque come motivo di espressione personale e anche quando si trattava di dar battaglia ad altri, la cosa nasceva e finiva sul palcoscenico; oggigiorno certe situazioni sono sfuggite di mano e sono diventate davvero troppo serie.”

Il vostro stile è sempre stato caratterizzato dalla classe con la quale parlate di certi argomenti… Può essere che certe realtà non vi vadano giù, ma il modo in cui le sottolineate è sempre ricco di immaginazione e stile… Nel nuovo album parlate di ʻrapper con le tute scintillantiʼ affermando la vostra indifferenza a riguardo con parole canzonatorie. Potete non essere dʼaccordo su diversi aspetti dellʼHip Hop attuale ma lo dite sempre con gran classe…
Dave: “Noi non vogliamo massacrare nessuno, né vogliamo essere i predicatori o la polizia del rap… Penso che arrivati a questo punto, non abbiamo paura di toccare certi argomenti o la suscettibilità di certi artisti… Qualcuno si offenderà comunque… Pazienza. Io posso e voglio essere sempre soddisfatto e fiero di ciò che dico sui dischi.”

Qual è allora lʼaspetto più negativo della vostra professione?
Pos: “Come dice Dave, il livello di considerazione personale che certi ragazzi hanno di se stessi oggigiorno è un problema; all’epoca l’egoismo e la considerazione di sé erano molto più misurati… I Cold Crush Brothers potevano anche dar battaglia ad altri mc sul palco, andando a raccontare cose anche abbastanza personali ed irritanti, ma tutto finiva lì e al di fuori della jam tutto filava liscio e la gente si rispettava e si apprezzava per quello che era. Adesso, puoi dire qualsiasi cosa e quel qualcosa ‘forse’ può scatenare una guerra fino a che la gente si fa davvero male. E’ davvero triste.”

Qual è lʼaspetto migliore della vostra carriera e della vostra professione dunque?
Dave: “Creare. Di sicuro è ottimo il fatto di andare in tournée, di fare i video, vincere premi o nomination, viaggiare, ma la parte migliore rimarrà per sempre quella di avere una visione e di realizzarla, di sentire delle cose e di metterle in musica, di creare delle canzoni.”

Credo comunque che lʼapproccio De La Soul alla musica, alle canzoni, allʼatteggiamento dei vostri ʻcolleghiʼ e allʼHip Hop in generale rimarrà ovviamente profondo e di ricerca, ma sempre accompagnato da quel certo umorismo che vi caratterizza come persone… “3 Feet” aveva degli spunti cabarettistici davvero impensabili e ho sempre voluto sapere chi fosse quel tipo che in uno skit dice con un feroce accento italiano “Ehi, De La, you betta than my mamma lasagna!” (ehi, De La, siete meglio delle lasagne di mia mamma!, nda)…
Pos e Dave (ridendo):
“Sì, ci ricordiamo, era Popmaster, un tipo amico di Prince Paul, ne dubitavi?”

Assolutamente… Rimarrà imbattibile il vostro pezzo contro i ʻcopiatori di stileʼ per professione che è per me un manifesto di elevazione, creatività e di classe infinita adeguata alla metafora: “Potholes In My Lawn”…
Pos: “Potholes” è esattamente una metafora su quelli che vengono dopo di te cercando di estirpare e rubare il tuo stile, pur non avvicinandosi neanche alla lontana… ‘Buchi nel mio prato’… Le nostre rime, i nostri testi vengono curati amorevolmente come piante, e non è saggio lasciare il giardino senza custodia, perché c’è sempre qualcuno che occhieggia e cerca di masticare il lavoro che tu hai curato e nutrito con così tanto amore… Era un modo un po’ creativo di continuare ciò che i Run DMC avevano cominciato con “Sucker Mc’s”…”

Quindi dovʼè finita tutta le creatività che dà voce alla nostra fantasia e alla nostra voglia di divertirci senza ricalcare per forza certi format di violenza o di disprezzo per gli altri? Dove sono finite le armi del sarcasmo e dellʼironia?
Pos: “Fra gli mc, soprattutto fra gli uomini, ormai si crede che per essere veramente fighi non bisogna mai sorridere, si deve per forza essere più duri di tutti gli altri, l’ego si sta dilatando a dismisura e sfortunatamente i ragazzi stanno dimenticandosi di come essere innocenti, giovani, di come divertirsi veramente e di godersi la vita. So per certo che quando certa gente è a casa non ha perennemente il grugno e non urla con tutto e con tutti, quindi sono certo che ci debba essere anche un’altra parte di te che tieni gelosamente nascosta. Gli uomini, i ragazzi, non solo nel rap, ma anche nello sport, nel business, devono darsi una calmata e prendere la vita più rilassati… Se affronti ogni giorno arrabbiato non puoi goderti la vita o il tuo lavoro, che tu venda un milione di dischi o meno. Troppa gente trattiene e risparmia il suo lato migliore…”
Dave: “Di sicuro i De La continueranno a darvi il proprio lato gioioso e anche quello più sofferto. Le due parti convivono in noi senza nessun problema perché siamo tutti un miscuglio di entrambe, così come coloro che cercano di schiacciare ed eliminare il piacere e la gioia nel fare musica non potranno mai veramente riuscirci davvero.”

Ancora oggi come dodici anni fa “De La Soul posse consists of 3 and that’s the Magic Number…” Il gruppo dei De La Soul è costituito da tre, che è il Numero Magico. La matematica non è un’opinione.